E' stata lunga l'attesa dei tifosi, undici anni di difficoltà sportive che sono state un boccone amaro. Era tanta la voglia di far festa, di celebrare un titolo vinto "con i valori" come ha sottolineato l'ad Gazidis. "Chi diceva che eravamo più forti senza di voi, non ha capito un caz.." l'urlo con cui Stefano Pioli ha aperto la festa da casa Milan. A salutare la squadra si sono presentati, ancora, in migliaia. Hanno voluto osannare tutti i giocatori, da chi ha saputo fare la differenza come Leao e Giroud - anima divertente di questa squadra -, a chi è pronto a partire come Kessié che improvvisa un balletto, a chi ha giocato poco come Gabbia o Bakayoko. Per tutti c'è un applauso, un coro. E' una gioia collettiva, che esplode quando Romagnoli alza la coppa al cielo sotto una pioggia di coriandoli mentre i compagni ballano accendendo fumogeni rossi sotto le note di 'Pioli is on Fire' ormai colonna sonora di questo scudetto, e che poi continua lungo strade di Milano scelte dal club per raggiungere il Duomo. Un avanzare lento, quello dei pullman, perché l'affetto dei tifosi quasi non permette al pullman di procedere. Ma poco importa, perché giocatori, staff tecnico e dirigenti - questi ultimi presenti con tutti i vertici su un secondo pullman - hanno voluto assaporare ogni instante, tutti rigorosamente vestiti con la maglia celebrativa poi lanciata al pubblico dai giocatori. Anche Paul e Gordon Singer sono saliti sul mezzo scoperto che ha girato per la città, insieme all'ad Ivan Gazidis e agli altri dirigenti.
Il derby del 5 febbraio ha riaperto i giochi dello scudetto, caricando il Milan e affondando l'Inter. Da quel momento in poi la squadra di Pioli ha iniziato a spiccare il volo verso il meritato tricolore. Il Milan, in campionato, è partito forte fin da subito con 10 vittorie nelle prime dodici giornate. I rossoneri hanno spazzato via, in ordine, Sampdoria, Cagliari, Lazio, Venezia, Spezia, Atalanta, Verona, Bologna, Torino e Roma. Due soli i pareggi, contro la Juventus alla quarta giornata (con tante occasioni per vincere la partita) e il derby contro l'Inter, finito 1-1 in virtù dei gol del grande ex Calhanoglu su calcio di rigore e della goffa autorete di de Vrij.Dopo la Stracittadina, però, il Milan si inceppa un po' e cade 4-3 sul campo della Fiorentina e 1-3 in casa contro il Sassuolo salvo poi rimettersi in carreggiata con Genoa e Salernitana. Il mese di dicembre è positivo a metà, visto che il Milan ottiene un pareggio a Udine, preso per i capelli al 93' grazie ad Ibrahimovic, perde in casa tra le proteste contro il Napoli di Spalletti e vince contro l'Empoli chiudendo così il girone d'andata a quota 42 punti.Nel girone di ritorno il Milan parte bene con le vittorie contro Roma e Venezia, ma il 17 gennaio contro lo Spezia il Diavolo cade per la quarta e ultima volta in campionato, tra le vibranti proteste per via del grave abbaglio dell'arbitro Sozza, che sul risultato di 1-1, al minuto 86', non convalida il vantaggio ai rossoneri realizzato da Messias (il direttore di gara fischia qualche istante prima che la sfera entri per concedere la punizione ai padroni di casa). Il Milan perderà poi in pieno recupero in virtù della rete di Giasy. Nella sfida successiva il Diavolo pareggia per 0-0 contro la Juventus e si va al riposo per la pausa delle Nazionali con il Milan a quota 49 punti e l'Inter a quota 53. Il 5 febbraio è il giorno del derby di ritorno, gara che può essere considerata vero e proprio spartiacque. L'Inter di Inzaghi fa la partita, passa in vantaggio con Perisic e controlla il match, fallendo però il raddoppio diverse volte. Questo fa restare in partita il Diavolo che, nel giro di tre minuti, tra il 74' e il 77', piazza l'inaspettato sorpasso con la micidiale doppietta di Giroud, che fa salire così il Milan a quota 52, a solo un punto dall'Inter, che avrebbe potuto uccidere il campionato in caso di vittoria salendo a più sette sui cugini, avendo una partita da recuperare. Da quel momento in poi gli uomini di Stefano Pioli non si sono più fermati, o quasi, riuscendo a vincere uno scudetto più che meritato.
Il Milan è campione d'Italia. La formazione di Pioli stravince 3-0 (doppietta di Giroud e gol di Kessie) sul campo del Sassuolo, non manca il match point all'ultima giornata al Mapei Stadium e chiude al primo posto il campionato di Serie A 2021/22 conquistando il suo 19° scudetto. Niente da fare per l'Inter, che batte la Sampdoria 3-0 a San Siro ma rimane in seconda posizione. Le speranze dei nerazzurri si spengono dopo appena 17 minuti di gioco del primo tempo, con la rete di Giroud che sblocca l'incontro di Reggio Emilia e di fatto regala il tricolore ai rossoneri che avevano a disposizione due risultati su tre. Proprio l'attaccante francese si prende la scena nella partita decisiva e, segnando una doppietta, diventa l'uomo del trionfo. Insieme a Leao, protagonista oggi con tre assist. Il Milan ritrova così uno scudetto che mancava dal 2011, quando a vincere il campionato fu la formazione rossonera guidata da Massimiliano Allegri. E' grande festa per i tifosi milanisti, tra i sostenitoti che hanno riempito il Mapei Stadium (erano 18mila) e quelli che stanno festeggiando il tricolore in Piazza Duomo a Milano.
Pietro Ceccaroni, capitano del Venezia, commenta la retrocessione arrivata aritmeticamente dopo il pari fra Empoli e Salernitana: "Sicuramente non è il pareggio di oggi che ci condanna, ma tanti piccoli dettagli in diverse partite. Ne abbiamo perse cinque o sei dopo il novantesimo, subito tanti gol nei primi minuti. Questo è frutto di un po' d'inesperienza che sapevamo di avere: nel girone di andata non si era visto, poi siamo mancati nei dettagli e questo mi dà fastidio. Ce la siamo giocata con tutti e potevamo essere qui a lottarcela".
Intervistato a margine di 'Tennis&Friends', il presidente del Coni Giovanni Malagò parla così del grande ritorno del pubblico negli stadi nelle ultime giornate di campionato e nella finale di Coppa Italia tra Juventus e Inter: "Vedere tutto questo pubblico tornato a seguire in presenza gli eventi sportivi è una goduria, felicità pura. Ugualmente avere qui al Foro Italico tutti questi eventi, dagli Internazionali alla finale di Coppa Italia, fa anche capire che la gente ha tanta voglia di sport. Dopo aver sofferto per due anni dietro ai telefoni, alle videoconferenze, ai protocolli, a come dare un contribuito alla disastrosa contingenza storica che abbiamo vissuto, devo dire che noi indubbiamente siamo stati più capaci di tanti altri settori. Da una parte non ci siamo messi a fare contenziosi, dall'altra c'è stato un sacro rispetto delle dinamiche della salute, portando sempre avanti lo sport. Chiaramente senza pubblico e con danni spaventosi sotto il profilo economico, ma non abbiamo mai staccato la spina, ottenendo poi risultati strepitosi come a Tokyo 2020. E senza dimenticare che ancora oggi ci sono Paesi che rinunciano agli eventi, come la Cina"